LA DUTTILITA' PARLA SARDO: ECCO LE PRIME PAROLE DI MARCO PIRAS

28-01-2022 18:33 -

E' un sardo giramondo, Marco Piras. Classe '97, nativo di Oristano ma protagonista in Serie D con Pro Patria, Scanzorosciate e Palmese, ha visto piazze di tutta Italia: "Tante belle realtà dove si mangia calcio ogni giorno. Così come Grassina: i tifosi non ci fanno mai mancare il loro supporto".

Ecco, il Grassina. Sei arrivato in rossoverde a dicembre: com'è andato il primo impatto?
"L'impatto è stato positivissimo. L'ambiente è bello, la società è seria. Mi piace anche il gruppo, molto solido. Peccato solo per i risultati che stanno mancando, ma il girone di ritorno ci premierà sicuramente. Stiamo lavorando al massimo per riprenderci quello che è mancato nei primi quattro mesi".
Con un'innesto come il tuo si possono coprire più ruoli. Dove ti trovi meglio?
"Nasco come mezzala, ma so fare anche l'esterno destro. Non ci sono ruoli in cui mi trovo peggio o meglio: mi basta giocare. Ho fatto anche il terzino e mi sono sempre trovato bene: nessuna differenza per me".

Quali sono le tue caratteristiche di gioco più importanti?
"Sono un giocatore di corsa e sostanza. Apprezzo molto l'inserimento, ma la mia caratteristica fondamentale è la corsa, dare tutto per la squadra rendendomi utile soprattutto quando c'è da lottare. Se poi si riesce a timbrare anche qualche gol o assist, meglio".

Con Mulas, poi, formate un bel tandem a destra.
"Con Giulio mi trovo benissimo. E' una grandissima persona, oltre che un grosso giocatore. Io e Mulas ci intendiamo, ci completiamo bene. Ma anche quando a destra gioca Bagnai c'è ottima intesa: non ci manca nulla".

Che idea ti sei fatto dell'Eccellenza toscana?
"E' un bel campionato, anche se ancora non mi sono fatto un'idea sui valori della classifica: mi sembra sempre assurdo che noi siamo ultimi, considerando che abbiamo sicuramente prodotto molto di più rispetto agli avversari che ho visto finora. Abbiamo massacrato l'Antella nonostante l'inferiorità numerica, eppure abbiamo raccolto un punto soltanto. Un peccato veramente".

Sei cresciuto nella Primavera del Cagliari. Com'è il calcio a quei livelli?
"Io in Primavera ero ancora un ragazzino, non capivo ancora l'importanza che per me potesse avere il calcio: in quel periodo eravamo ultracoccolati. Invece poi esci da quel mondo e ti rendi conto che arrivi in ambienti che lottano per salvarsi o per vincere il campionato, a differenza del settore giovanile in cui l'agonismo è minore. In realtà dilettantistiche si lotta ogni giorno per degli obiettivi in cui crede tutta la piazza: è molto differente rispetto a una Primavera in cui devi lottare più che altro per emergere a livello individuale".


Fonte: ufficio stampa