Tattica, entusiasmo e la giusta ambizione: una chiacchierata con Daniele Pierguidi
L’allenatore in seconda: “Con mister Innocenti intesa totale. Possiamo migliorare ancora tanto”

01-01-2020 17:51 -

L’uomo che coadiuva mister Innocenti nelle scelte di campo e nella preparazione delle gare è Daniele Pierguidi, che col Grassina ha un rapporto assai speciale: “Sono arrivato in rossoverde quattro anni fa. La mia passione per il Grassina nasce però molti anni fa, quando giocavo in questa squadra con Tommaso Zepponi: con lui ho subito stretto grandissima amicizia. A trent’anni mi son rotto il crociato e sono diventato padre per la prima volta, così avevo deciso di dedicarmi alla famiglia e di mettere da parte la passione per il calcio. Ma nel giro di poco tempo quella passione è tornata a farsi sentire: accusavo la mancanza del campo e avevo voglia di rimettermi in gioco. Così, dato che Tommaso nel frattempo era diventato presidente, tornai a vedere le partite con lui: era l’anno in cui il mister era Calderini (2015-16, ndr) e osservando le partite del Grassina tornò in me la volontà di stare nel mondo del calcio”.

Così sei diventato dirigente.

“Sì, iniziai nel 2016 come responsabile dell’area tecnica. Mi misi d’accordo con Tommaso Zepponi e in poco tempo si riuscì a dar vita ad un processo di ringiovanimento di squadra e staff tecnico. Fu l’estate del cambiamento: arrivò Rocchini come allenatore, poi chiamai Bellotti e Brazzini rispettivamente come fisioterapista e allenatore dei portieri, in modo da creare un entourage di personaggi giovani. Quell’anno feci da secondo a Rocchini e contemporaneamente facevo da dirigente; avevo voglia di stare in campo, il posto da dirigente non faceva troppo per me. E l’occasione di tornare definitivamente in panchina si è verificata quando, dopo l’esonero di Castorina, Matteo Innocenti (che gli faceva da secondo) divenne allenatore della Prima Squadra. Mi chiamò subito come suo vice, e io accettai con entusiasmo. Per me era un sogno che si avverava”.

Qual è il tuo rapporto col mister?

“Dall’esterno lo sanno in pochi, ma chi vive nel Grassina ha potuto vedere la bella intesa che abbiamo. Tra me e Matteo c’è una sorta di progetto a quattro mani: siamo praticamente complementari, tanto che ci sentiamo tutti i giorni. Durante la settimana ci organizziamo con precisione: il lunedì io visiono la nostra partita del giorno prima, in modo da poterla poi analizzare coi ragazzi nel pomeriggio. Il martedì e mercoledì visiono le ultime tre partite dell’avversario, in modo da arrivare al giovedì informatissimi sulle caratteristiche dell’avversario: cerchiamo di farlo al meglio e da lì nasce la preparazione tattica del match della domenica. Per quanto riguarda gli allenamenti, invece, io mi occupo della fase difensiva e lui di quella offensiva. Quello che mi piace è che abbiamo la stessa unione di intenti: siamo complici e riusciamo a lavorare con quattro mani e due teste”.

E’ stata interessante la transizione tattica del Grassina che per un mese è passata dalla solita difesa a 4 ad un interessante esperimento a 3 che ha lasciato ottime impressioni.

“Quando prepari una squadra da inizio stagione devi dare a tutti le indicazioni per coprire il campo al meglio. Tutti devono capire quanto sia determinante occupare bene gli spazi per riconquistare palla e poi sorprendere l’avversario andando in porta. Quando la squadra capisce bene come coprire il campo nelle due fasi, puoi giocare a 3 o a 4 in maniera indifferente: si parla comunque di diagonali, di elastico difensivo e di palleggio, e adattare Torrini da mezzala a esterno nel centrocampo a 4 è più semplice, così come adattare Bellini da esterno alto a trequartista. Resta il fatto che noi allenatori operiamo in funzione dello stato fisico e mentale della squadra: è più facile cambiare sistema difensivo quando si vince piuttosto che quando si perde. Se i ragazzi vincono col Tuttocuoio giocando a 3 dietro e poi vincono col Ponsacco giocando a 4 acquisiscono consapevolezza nei mezzi: vuol dire che riescono a vincere sempre, con qualsiasi modulo”.

L’attacco ha rispettato le attese, mentre forse c’è ancora qualcosina da registrare a livello difensivo, anche il 2019 si è chiuso alla grande: un solo gol incassato in tre partite.

“Il tabellino dei gol presi non mi lascia per niente contento, ma la squadra si muove molto bene in campo. Secondo me abbiamo pagato il salto di categoria, dove diminuisce il margine di errore e aumenta la fisicità: noi siamo giovani e abbiamo da acquisire ancora esperienza. Nel complesso comunque abbiamo commesso pochi errori di reparto e più che altro incertezze individuali. In più va considerato che ci esponiamo a qualche rischio in più perché ripartiamo sempre palla a terra dal basso, quindi quando l’avversario riconquista palla è più vicino alla porta”.

Ora che abbiamo fronteggiato tutte le nostre avversarie, quali sono quelle che ti hanno impressionato di più?

“I numeri parlano a favore del Monterosi perché subisce poco: credo che siano stati agevolati anche dal sistema di gioco che li vede sempre abbottonati in difesa e pronti a far male in attacco con due punte fortissime. E’ probabile che avranno la meglio sul campionato. La squadra che ci ha messo più in difficoltà al Pazzagli invece è stato il Gavorrano, che quando accelerava sapeva davvero rendersi pericoloso. La classifica poi ha messo in evidenza il Grosseto, squadra che ha trovato la sua dimensione di gioco ed è un’armata fortissima sul piano fisico: continueranno ad insidiare il Monterosi fino in fondo. Lo Scandicci si merita in pieno la classifica che ha, e mi ha impressionato la tenacia del Montevarchi che ha saputo metterci in difficoltà”.

Dove può collocarsi questo Grassina?

“Io dico che bisogna cercare di ragionare di partita in partita. Nel calcio si gioca per vincere sempre, altrimenti è inutile lavorare e poi scendere in campo la domenica: vorrei quindi che la squadra migliorasse la propria posizione di classifica rispetto a quella attuale. Certo non sarà facile, poiché tutte le domeniche si giocano gare complicatissime; se viene meno la tenuta mentale, sarà un girone di ritorno durissimo, ma se manterremo alta la concentrazione e scenderemo ancora in campo con questa cattiveria, potremo divertirci. Giochiamo il gioco più rischioso e al contempo più affascinante del campionato: due tocchi, velocità altissima, necessità di smarcarsi in continuazione”.

Lorenzo Topello



Fonte: ufficio stampa