PREMIO DI PREPARAZIONE. NORMA DA ABOLIRE. LETTERA DI UN GENITORE A DILETTANTITOSCANA.IT

23-08-2013 11:54 -

Premio di preparazione, una norma che può facilitare l´abbandono sportivo. Almeno così la pensa Mariano Antoni, un genitore di un atleta di 16 anni che rischia di dover smettere e non per mancanza di volontà o di passione. E lo scrive in una lettera aperta che apre la discussione sul tema: "Non volevo crederci, ma è vero - dice - In questo periodo, che da tempo impone una congiuntura senza precedenti aumentando il disagio economico di famiglie, enti, associazioni e altro, scopro che esiste un premio di preparazione che dà diritto, alla squadra che cede un giocatore, ad un importo in denaro. Il gioco del calcio, il nostro sport nazionale spesso stupisce e purtroppo sempre più spesso in negativo. All´età di 16 i ragazzi, per poter avere accesso ad una nuova squadra, devono avere la fortuna che tale nuova squadra sia economicamente in grado di soddisfare le richieste regolamentarie a favore delle ultime squadre in cui ha giocato negli ultimi 3 anni. Se questa nuova squadra non ha possibilità di soddisfare la pretesa e tanto meno trovare un accordo il ragazzo non gioca più. Il rischio reale è di vedere mio figlio ad allungare le fila di coloro che, per l´impossibilità di onorare una disposizione dai contorni iniqui e fuori da ogni tempo, hanno terminato e abbandonando anzitempo lo sport che più amano. Il regolamento Figc offre però ampia facoltà di liberare (mio figlio, incredibilmente, non è più mio e non appartiene più a se stesso, calcisticamente parlando) gratuitamente il giovane calciatore, ma questo è possibile solo grazie alle singole sensibilità delle società cedenti. Molto ci sarebbe da dire sull´etica e la morale che accompagna i grandi proclami, etica e morale che viene sbandierata nelle grandi occasioni (il comunicato numero 1 Figc, la carta del Grassroots della Uefa) quando invece il denaro impera e impone. Noi genitori nei precedenti 11/12 anni di "carriera" agonistica di nostro figlio abbiamo sostenuto spese che superano abbondantemente le diverse migliaia di euro (solo l´ultima stagione ci è costata 530 euro alla società, più viaggi, trasferte e altro) pagando sempre le singole quote, sostenendo ogni forma di aggregazione e crescita, e mai ci saremmo sognati di trovarci a questo bivio, a dover dire a nostro figlio che non può seguire quello che gli piace perchè il denaro, ancora una volta, ha vinto. Mi domando quanti giovani, in tutto il territorio nazionale soffrano e abbiano sofferto di questa ingiusta e mal concepita tassa. Un recente studio stima che tra 10 anni in serie A non avremo più un giocatore italiano, chissà quanto questo dipenda da questa regola che premia di fatto quei fanciulli i cui genitori, sostituendosi alle società, pagano di loro tasca un premio definito di "preparazione", tale pratica andrebbe proibita, vietata in quanto ulteriore aggravio chiesto a famiglie ormai stremate. Se premio ci deve essere allora deve essere corrisposto ai genitori, veramente gli unici che meritano per quanto hanno dato per quanto si sono volontariamente sacrificati, e non alle società il cui unico pensiero deve essere la gioia dei ragazzi. Potrei citare fiumi di testi nazionali e internazionali (Diritti umani, dichiarazione universale diritti del fanciullo, dei diritti dell´uomo accordi, proclami) e iniziative Figcdove il premio di preparazione, così come è concepito, stride, contrasta e diverge con le definizioni del calcio, anche nell´ultima iniziativa Mettiamoci in gioco viene espresso quel comportamento ben noto, ma così poco applicato. Una regola da cambiare se non da abolire, eventualmente da riconsiderare con nuovi termini, prendendo coscienza che è il giovane che deve determinare il proprio futuro, salvaguardando il suo diritto di divertirsi e giocare, il diritto di fare sport, il diritto di non essere un campione. Premio di preparazione, una regola se vogliamo anche incostituzionale che nega di fatto la libertà lasciando purtroppo spesso nelle mani di persone senza scrupoli i nostri figli. Una guerra tra poveri, dove l´unico a rimetterci è il ragazzo (società che cede e ha bisogno di soldi, società che prende che non ha soldi da spendere), alla quale il calcio miliardario assiste come se niente fosse, pare, senza capire che i diritti fondamentali del fanciullo sono calpestati e negati. Non avere denaro non è un crimine da punire, ma un punto su cui riflettere se quello che veramente prevale nei confronti del calcio è il calcolo o la passione".La lettera pubblicata da Dilettantitoscana.it trova il nostro pieno consenso. Il Premio di preparazione è un istituto inadeguato e, per i tempi, assai ingiusto. Esosi sono i parametri in un momento di crisi e di cessato "mercato" a livello giovanile, ingiusto non attribuire importanza alle categorie e ai campionati da cui "escono" i giovani ( un partecipante agli allievi regionali di elite vale quanto un partecipante ai provinciali), ingiusto oltremodo che una società che ha fatto giocare il giovane nella scuola calcio e nei giovanissimi se lo vede portare via per niente con cartellino giovanile, magari per fare gli allievi un solo anno, e poi deve pagare il premio di preparazione per un eventuale ritorno a livello juniores. Roba da pazzi o incompetenti. URGE UNA RIFORMA. Dal Palazzo svegliatevi!!!! Ma forse dovrà essere qualche genitore come il sig. Mariano Antoni a proporre istanza a livello civile anche europeo legando la cosa magari alla abolizione del vincolo post Bosmann.